Budir km. 47775-Dalvik km. 48440
Kopasker è ormai la nostra dannazione. Questo minuscolo villaggio, forrtemente voluto da Sassoli è stato dapprima saltato di netto, in seguito ribadito come unico rimpianto dell’itinerario stradale. Lo stesso Kopasker ha creato pure qualche fastidio alimentando una piccole lite con la Callegaro.
Insomma, caro Kopasker, stiamo arrivando, ti abbiamo preferito a Londra, ad Oxford, ai ponti in brick di Cambridge; abbiamo fatto dietrofront e siamo risaliti verso Akureyri, attraverso i maestosi panorami di cui è prodiga la ring road.
In ogni caso se vedete un uomo con la barba ai distributori di benzina sono sicuramente io; possiamo tranquillamente affermare che ho urinato almeno 93 volte e fatto benzina 216 sul suolo islandese, pertanto conosco tutte le sfumature delle 3 principali compagnie petrolifere.
La N1 la conosciamo bene, è ormai un mito, verrà presto rilevata da Bill Gates che ne costruirà 8000 negli States, tutte rigorosamente a forma di culo.
Poi c’è la Olis che presenta cassiere un po’ più dimesse, parchi giochi per bambini senza scivolo e al market non hanno i pavesini.
Un capitolo a parte va speso per la Shell, la più bistrattata delle 3. Anzitutto evitate di inserire la carta prepagata nella fessura, è tutto un trucco per prendere le vostre imronte digitali ed identificarvi. Poi dimenticatevi la spesa; la commessa apre il tendone solo una mezzoretta nei festivi e se non avete la Shell card night club non potrete acquistare neanche un grissino. In compenso potete farvi un bel bagno caldo, quasi tutte le shell sono vecchi geyser in disuso.
Il nostro viaggio prosegue, tra colpi di coda e piccoli drammi (Sassoli si è dimesso dopo 7 anni di duro lavoro, è statao giudicato non idoneo dalla Callegaro, ma alla faccia di tutti continua imperterrito a fare benzina e se mi permettete ha ancora un’ottima penna).
Prosegue anche la seduta psicanalitica con la Callegaro, come dice Lino Toffolo, psicanalizzate perfino un carcerato dopo un piatto di trippa ma non provateci mai con un veneziano! Effettivamente si scopre che non si è mai fatta una canna, è stata in montagna per 10 anni di seguito con lo stesso partner, prendendo la stessa funivia e usnado lo stesso biglietto. Naturalmente anche oggi porta gli stessi pantaloni pseudoimpermeabili!
Finalmente arrivamo a Dalvik, stretto tra cime innevate, questo paesotto di fiordo è praticamente perfetto con il suo supermercato fornitissimo, la banca aperta anche per Natale e infine il porto, dove le barche sono sistemate con esattezza cartesiana. Entriamo in hotel, ci accolgono ¾ discretamente fiche, occhi di ghiaccio, sorriso esemplare, da applauso insomma. Io vado a fare la spesa, mi crogiuolo a rimirare le centinaia di cioccolate pesanti sullo scaffale, poi silente pago, alla cassa c’è un’altra strafiga, si è messa le unghie finte, ma sono talmente ben finte che stanno bene comunque. Con la borsa, il sugo e i biscotti entro in jeep, mi guardo intorno attorniato dai cartelli che vietano di andare oltre 30 all’ora, vado un po ‘oltre il centro, costituito dal grill che vende Viking e abbocco la chiesa, anch’essa squisitamente islandese, perfetta e senza macchie.
Tutto è pace, tutto è squisita armonia, qui a Dalvik, 66 parallelo.
lunedì 1 ottobre 2007
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