lunedì 1 ottobre 2007

19 agosto

Laugarvatn km. 45945- Skagastrond km. 46433

Stavolta non c’era più il signore sgattaiolante all’ostello di Laugarvatn. Al suo posto teneva banco la moglie, una bionda 50enne che ha tentato di rifilarci una camera a 6700 corone.
Alla fine abbiamo optato la tripla con sacco a pelo per 5400 corone e tanto di pay tv, soggiorno e cucinone arredato.
Dopo cena io ho passato la serata a leggere Meridiani, tra l’altro interessantissimo; un frammento narrava le gesta di 2 italiani matti da legare che muniti di una scorta di 800 patate hanno raggiunto il Grimsvotn, un lago glaciale sopra il Vatnajokull. I due pur avendocela fatta sono tornati a Bologna convinti di essere 2 pinguini e sono stati subito internati al più vicino campo profughi.
Per il resto, verso l’una di notte mi sono arreso a pensieri sconci con una ex collega di cineforum anche perché la Calle ha deciso di non darmela più.
La notte ha preso il sopravvento lasciandomi sospeso in sogni complessi nei quali un topo color ruggine chiede qual è la strada più breve per Teramo Nord. Il mattino si è presentato nuvoloso, raddolcito soltanto dalla squisita marmellata di albicocche, poi un istante tra il tostapane e la finestra, un attimo per sbirciarvi oltre e spiare una partita di calcio consumata in fretta.
Si parte, destinazione fiordi del Nord, through Kjolur, il rivale dello Sprengisandur. In pratica una grossa pista sterrata, lunga 135 km., piuttosto monotona paessaggisticamente e un po’ troppo poco selvaggia per piacere davvero. Arriviamo a Varlahlid, ci fermiamo per il pranzo dopo aver constatato la fine della nostra intesa simil amorosa. A dire il vero i segnali di una crisi c’erano già dal 7 agosto, quando comparvi per l’ultima volta in una sua foto a largo di Reykjavik e fuori fuoco. Già da lì si assaporava il dissolversi di un sentimento molto repentino nel nascere e nel morire.
Varmahlid si riassume in un’area di servizio, la N1, a cui gli islandesi non rinuncerebbero mai, ogni islandese che si rispetti ha il palstico della N1 nel tinello.
Molto più affascinante Siglufjordur, paesino strappazzato dal vento, piazzato con una bomba dall’aereo al termine di un maestoso fiordo.
Qui la gente sembra sparita, in realtà li troviamo tutti dentro un bar a godersi Liverpool-Chelsea.
Il resto sono abitazioni biancastre, fabbriche decacenti e variopinte tra pescherecci in disarmo, davvero un clima surreale, rarefatto, per certi versi decadentemente poetico.
Finale serata a Skagastrond, infarciti di cheeseburger e pizza ascoltando musica country nell’unico bar paesano. Fuori fa freddino, io ho un’aria malinconica, la Calle sembra impassibile, la vista ci regale un ultimo abbraccio di scogli e il mare è talmente immenso da non poterlo ignorare.

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