lunedì 1 ottobre 2007

22 agosto

Patreksfjordur km. 47135-Reykjolar km. 47641

Patreksfjordur è uno dei tanti anonimi villaggi sui fiordi dove non succede mai nulla ma c’è tutto, banca, supermercato, biblioteca e persino un cinema.
E’ questa una delle sensazioni più surreali che pervade un po’ tutta l’Islanda, questa sorta di immobilismo superorganizzato.
L’islandese medio, tanto per fare stereotipi, è una persona curiosa, spesso colta, fa 2 o 3 lavori contemporaneamente eppure sembra davvero poco stressato. Le donne, oltre ad essere di una bellezza sopra la media, spesso sono ragazze madri molto forti ed indipendenti. L’uomo praticamente è relegato ad asfaltare strade, ma quando avranno finito il catrame che faranno sti islandesi?
C’è da credere che inventeranno di sicuro qualcosaltro; tostapani a scomparsa negli ostelli, pay tv al N1, vulcani in plexiglass.
L’itinerario odierno è di fatto emozionante, prima le grandi spiagge di Raudissandur, di colore beige; poi le alte scogliere di Latrabjarg, l’angolo più occidentale d’Europa, cosparso di nere falesie scolpite dal vento che aggettano al mare. Siamo duqnue tra bianchi fari e candidi gabbiani, come dispersi in immensi lembi di sabbia. Se si guarda in alto ci si deve inchinare all’altezza di questi scogli o stupire nell’incrociare una chiesetta in legno tutta nera. Scenari remoti, di estremo isolamento ma non di torale solitudine.
Proseguiamo verso Reykjolar, in mezzo a rocce vaporose; il panorama via via scema in bellezza, le montagne perdono superbia, la vegetazione si appanna in colore. Giungiamo a Reykjolar, dall’ostello s’intuisce la bianca chiesa giù a fondovalle. Qualche vecchio scafo arrugginito dorme spalancato sul mare ma è solo l’immaginazione di un poeta perché dalle nostre camere sotteranee ci è privato lo sguardo.
Stasera, in questo ostello bunker, tocca a me parlare degli usi e costumi islandesi. Una cosa che ho notato soprattutto in questa parte occidentale (Isafjordur, Patreksfjordur) ogni casetta c’ha il suo bel pennone per la bandiera, ora di bandiere sventolare ne ho viste poche, ma forse era l’orario avranno già fatto l’ammaina bandiera, ma ditemi voi chi in Italia si sognerebbe anche solo di mettersi sto “coso” in giardino? Molto patriottico!!!
Altro “uso e costumo” è quello di togliersi le scarpe appena metti il naso dentro alla porta di casa, che sia ostello, albergo o come mi dice Sassoli che ha provato, casa islandese. In entrata c’è una bella mostra di scarpe di ogni genere: da ginnastica, scarponi da montagna, da trekking. E se una mattina uno si sveglia e avendo male ai piedi ti fregasse le scarpe???
Va bhè…abbandonati questi discorsi poco seri torniamo a noi…questa sera tiene banco cosa fare dopo la penisola di Snaefellsness (che contiamo ci impegni 2 giorni) la lotta c’è…prendere un volo per la groenlandia a 29000 corone, oppure un ferry boat per le Far Oer che però abbiamo notato partirebbe giovedì alle 12 e ci impiega 14 ore…il che è un po’ poco fattibile, visto che oggi è mercoledì e poi venerdì prossimo dobbiamo ripartire…mah…c’è Sassoli con 2 cartine aperte, la Lonely sulle ginocchia che cerca un’alternativa…forse l’ha trovata in Heimaey…vediamo se la notte porta consiglio.

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