venerdì 14 settembre 2007

diario:10 agosto

Kidagil km. 43307-Akureyri km. 43539

Come riemersi da un mare di verde ascoltiamo il mattino qui a Kidagil. Miinuscolo punto di sosta delimitato dal simpatico cancello rossastro posto all’entrata.
E’ bello sostare in quest’angolo remoto d’Islanda dopo le intemperie di Sprengisandur, dove al posto di aspri speroni rocciosi trovani spazio immense vallate di verde. E’ altrettanto “consolidante” constatare lo stato di totale autismo dei 2 titolari della pensioncina; lei è sui 30 anni, capelli appena tinti in bagno, aria da pianista fallita e una certa insoddisfazione di fondo, lui è un’hacker che strizza l’occhio al baseball e mangia pop corn.
Insomma sono di una bellezza infinita questi 2, straordinariamente anormali!
Colazione frugale e poi si accendono di nuovo i motori, la strada è stretta, cavalcarla con la santa fe è avventuroso, basterebbe una minima distrazione per andare sul ghiaino e finire di sotto ma sfilo dritto, ben stretto il volante, sguardo dritto.
Verso mezzogiorno ci appare Husavik, adagiata su dolci scogliere dai capelli verdi; è il principale centro di whale watching.
E noi neanche a dirlo ci caliamo nei panni del capitano Acab alla ricerca disperata di Moby Dick. A mezzogiorno e un quarto salpiamo, molliamo gli ormeggi e via verso l’oceano aperto. Per circa un’ora ci fanno compagnia gabbiani e le lundi. Incrociamo un’altra squadra di piccoli Acab che brinda felice e ci saluta, questo ci fa ben sperare. La ragazza a capo di questo vascello ci dice che siamo quasi arrivati nel punto giusto di guardarsi intorno. Assieme a noi c’è un’altra imbarcazione che scruta l' orizzonte e un’altra in cui c’è pure una troupe televisiva. Ma eccola spuntare laggiù tra le onde, fa un piccolo balzo e si rituffa nelle profondità marine. Il nostro capitano, un vecchio lupo di mare con i capelli bianchi e la barba incolta di qualche giorno, si getta all’inseguimento, eccola spuntare di nuovo placida ed elegante nella sua andatura. Ci soffia l’aria e poi sfila con la pinna dorsale e infine la coda e si reimmerge. Tutte e 3 le barche seguono da vicino i suoi movimenti una quarantina di persone scruta l’orizzonte del mare piatto davanti a noi, ma eccola di nuovo, stesso placido nuotare, non sembra si tratti di un mammifero di 15 tonnellate, lei è pacifica e beata, trasmette un’incredibile calma.
Il nostro tempo è scaduto bisogna rientrare, peccato era così bella la nostra Moby dick.
Sulla via del ritorno il cicaleccio festante dell’andata è tramutato in silenzio riflessivo, ognuno pensa ai fatti suoi, chi alla balena appena vista, chi a cosa mangerà stasera; gli animi si riaccendono un po’ quando ci viene servita cioccolata e ciambella alla cannella.
Lascaita la balena in alto mare, andiamo alla visita della città… c’è ben poco da vedere, la chiesetta verdina di fronte al porto, il negozietto di souvenir dal quale scappiamo in fretta visto che è invaso da un gruppo di italiani urlanti.
Ci si rimette in macchina, proseguiamo la costa per vedere un po‘ di panorama poi inversione a “u” e ci si dirige verso Akureyri.
La vallata che ci porta alla seconda città d’Islanda è tutta un verdeggiare di campi incontaminati dove ogni tanto spunta un casale coloratissimo. Abbiamo davanti a noi una strada in salita mezza ammantata da una nuvola e in mezzo a questa foschia ecco spuntare Akureyri, di primo acchito ci fa una gran bella impressione.
Queste casine casolorate una diversa dall’altra, il porto, è proprio una gran bella cittadina. Qualche tentativo per trovare una sistemazione per la notte e poi si esce alla scoperta della città.
Anche per mangiare non è semplice, chi è pieno, chi troppo costoso, alla fine optiamo per un ristorantino che alla fin fine non è niente male.
Unica nota dolente è che il buon Sassoli va ad alimentarsi di ciò di più bello abbiamo visto oggi…la balena!!!!Per smaltire questo lauto pranzo cosa c’è di meglio di una bella passeggiatina? Niente se non si mettesse a piovere sul più bello e si cominciano a surriscaldare gli animi.

Nessun commento: