venerdì 14 settembre 2007

diario: 5 agosto

London-Reykjavik

La stanza d’albergo è stata progettata da un miniaturista scozzese e si vede, la Callegaro in tutta la sua iperattività stamane ha rotto gli esili equilibri della toilette e una delle sue lenti è caduta nel liquido amniotico del water closed.
Così abbiamo studiato un metodo: io mi faccio la barba mentre lei si fa la doccia in modo da permettere ai ladri di svaligiare tutto e fumarsi un cicchino…!
Dopo aver fatto colazione, rigorosamente inglese (pancetta, frittata e wurstel) si approda alla St. Paul Cathedral, tempio della religiosità londinese la domenica,e punto d’incontro per scambisti il martedì sera.
La cupola con la sua piena rotondità biancheggia alta su Londra, sulle nostre facce sudate che cercano la fine di tanta altezza, il termine ultimo di tale imponenza.
E le mie foto, da italiano medio, le mie occhiate alle canne d’organo, insomma tutte ste cose da vacanze d’agosto perdono consistenza al cospetto di tale bellezza.
Ci inoltriamo oltre il Thames, veniamo rapiti dallo sfolgorio di Southwark Cathedral, splendida chiesa gotica al cui interno ci sono in praticamente tutti; la corista 50enne che ha lascaito il pudding in forno, il cappellano sfigato a cui non sta più la tonaca e il lettore di omelie presunto gay.
Il prete invece pare stia smaltendo una grossa sbornia presa giovedì a Soho; lo hanno sospeso dal servizio, anche perché da due domeniche non era più lo stesso, leggeva a tutti i brani di Martin Luther King al posto di Martin Lutero!
Starbuck’s Coffeee è dietro l’angolo, la Mirca si getta generosamente su un milk shake alla vaniglia, ma di vaniglia lamenta che ce ne sia davvero poca tanto che deve ricorrere al distributore automatico.
Archiviato lo Starbuck’s, percorriamo Tower Bridge, giungiamo a Soho osservando al fauna che vi abita, fotografiamo 2/3 bordelli e poi tutti a prendere il waffle. Servito su un piattino di plastica, con la cioccolata che cola da tutti i lati, questa delizia dolciaria rimane una delle maggiori attrazioni di Oxford Street alle 2 del pomeriggio.
Un ultimo sguardo a Belgravia, quartiere della high class e poi siamo costretti a lascaire Londra. Il tragitto by train verso Stansted è quasi un percorso mentale che capovolge l’animo. Le verdi brughiere che scivolano ai lati del finestrino hanno il potere di depurare in un solo istante tutto ciò che Londra ci aveva ingordamente gettato contro (il caos, il lusso, i bar strapieni di gente che vive, lavora, fa l’amore, tutta gente come noi in fondo, ma che vive e abita a Londra).
Grande Londra! E’ quasi una donna, prosperosa e altezzosa che offre tutto e un minuto dopo toglie tutto.
Ora siamo qui, in aeroporto, con la luce arancio del tramonto che filtra dalle vetrate, con l’aria un po’ stanca e felice di chi tra due ore sarà nel posto più bello del mondo.
Sorvoliamo la Gran Bretagna, da quel che ci riesce di capire dal nostro pilota che parla soprattutto islandese e ogni tanto si ricorda di dire qualcosa anche in inglese.
Dopo più di 2 ore di volo ecco spuntare la nostra isola, peccato che sia visibile dall’altro lato dell’aereo, dalla nostra parte mare, mare e ancora mare.
Ogni tanto, sbirciando tra le teste dei nostri compagni di viaggio, riusciamo a scorgere le coste islandesi, il mare, i ghiacciai, il verde dei prati, le rocce nere insomma la prima impressione è un misto di meraviglia e stupore..siamo incantati
Finalemente mettono i blocchi alle ruote, e ci lasciano scendere, l’aria è frizzante e Sassoli sfoggia una mise molto cittadina, maglietta maniche corte in mezzo a tanti imbaccucati.
Già sull’autobus che ci porta a Reykjavik abbiamo qualche assaggio di ciò che ci aspetta…p.s. sono le 23.30 e c’è il sole che comincia ad imbrunire, bellissimo… una sensazione strana costeggiamo il mare con un tramonto d’incanto mentre alla nostra sinistra distese laviche intramezzate da prati verde smeraldo. Ci depositano al terminal dei bus. Comincia l’avventura…
Reykjavik si presenta bene, il sole al tramonto inoltrato rende particolare queste viuzze con le case tutte colorate. Sopra la collina svetta la Hallgrinskjrkia, imponente e maestosa domina la città. Ci lanciamo alla ricerca di una sistemazione ma ahimè non siamo molto fortunati nonostante l’aiuto di un tipico islandese di mezza età che si offre di telefonare ad una guesthouse che è in ristrutturazione. Sassoli, viaggiatore navigatore, propone di ritonare al terminal dei bus e sistemarci li, almeno siamo al caldo.
Ci sono già un paio di avventori che hanno avuto la nostra stessa idea, ci aggiungiamo alla mischia.Armato di cuscino gonfiabile Sassoli si stende sui sedili e si addormenta, io resisto ancora un po’ ma poi anche a me cala la palpebra.

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