Akureyri km. 43539-Reykjahlid km. 43733
L’ennesimo tentativo di far fuori la Callegaro è fallito; questa ragazza è davvero un panzer tedesco, come si definisce lei; resiste praticamente a tutto, raid aerei, terremoti, tsunami.
Devo trovare il modo di annegarla ma ormai Husavik è lontana e darla in pasto alle balene non è più possibile.
Il vento e la pioggia quasi cancellano Akureyri, pittoresca cittadina che qui è considerata la nostra Milano. Della metropoli ha davvero ben poco, fatta eccezione per il Dautinn, ristorante cosmopolita del centro. I vialetti alberati che si diramano a raggiera sul verde crinale sono disseminati di splendide case in stile coloniale dove ogni dettaglio è al suo posto, compresa la finestrella della camera dei bambini, così poetica, appena sospesa sotto il tetto.
Akureyri sembra la città delle saghe, ha un calore più che mai natalizio, un clima domestico che fa immaginare lunghi inverni al caldo dentro le coperte, con i tetti saccheggiati di neve e la sistola per il giardino fuori uso dal ghiaccio, un altro pianeta, diverso eccome da Reykjavik, un placido nido di colori e calore.
Il mattino è inoltrato, 2 minuti per vedere Godafoss, cascatella di un certo impatto e ora verso Mivatn e ancora un altro tentativo fallito di gettare la Calle nella furia delle acque, ha le scarpe ultraaderenti sta qua!!
Rassegnatomi continuo da solo verso Mivatn ma è solo una sensazione, la Calle è ancora accanto a me, sta leggendo a velocità supersonica tutti i bed & breakfast del luogo ed ha intenzione di chiedere a tutti finchè non scenderà sotto le 3000 corone in due, il che significa condividere la camera con altri 6 sconosciuti, dormire al terzo piano di un letto a castello e aspettare di cenare prima che i tedeschi abbiamo finito il barbecue per i pargoli. Questa non è vita!
Nonostante la soddisfazione infinita di fare la spesa allo “strax” che per qualità delle arringhe vince sul “bonus”.
Tra i luoghi visitati, dal craterino mivatn, alle solfatare di Namfjall, sulle due, menzione la merita la terza, Krafla, zona vulcanica dai colori iridescenti, resa ancor più memorabile da un' ascensione al cratere da brividi. Callegaro ancora in gran forma, che sta per prepararmi spaghetti al pesto e salmone affumicato, sempre dopo il barbecue dei tedeschi, s’intende!
Cena luculliana in quel di Reykjahild, spaghettini (tanto odiati da Sassoli) che sono appena un po’ collosi con il pesto prodotto in Italia da una ditta di Stoccolma. Tostiamo il pane nero, spalmato di burro e abbondante salmone islandese. E per colmare le voglie, Sassoli innaffia il tutto con un bel bicchiere di latte, che in verità si rivela essere yogurt, tra l’altro un gran buon yogurt.Condiamo la nostra cenetta con un’allegra chiaccherata con i nostri compagni di stanza, due inglesi del nord (vicino Manchester) che se la stanno girando in bicicletta.
venerdì 14 settembre 2007
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