Reykjavik
Ore 3.37, la Callegaro è in preda al freddo; decide di usare quel che rimane del resto del carlino e coprirsi di giornali, scatta la foto, è uno spettacolo imbarazzante.
Ore 5.16, si sbaracca. Sassoli ha un dolore alla milza che estende fino all’orecchio.
Bastano poche minuti per sgonfiare il cuscino, montare gli anfibi e risalire verso Reykjavik, quasi una città fantasma, uno di quei borghi tanto cari al Moby Dick di Melville in cui tutto sembra statico e privo di vita.
Scendiamo verso il cuore della città attraversati dagli sguardi di ragazzi alticci, calpestando cocci di bottiglia, scavalcando i rivoli di birra che hanno segnato la notte.
Ovunque c’è disordine, grigiore appena riacceso dai colori pastello delle case. Sembra che 2 ore fa sia passata una truppa di soldati affamati, sembra che abbiano fatto razzia e poi lentamente abbandonato queste strade. C’è un senso di alienazione nell’aria, una rassegnazione all’isolamento geografico che si traduce in tanti piccoli dettagli: per fare colazione al Caffè de Paris bisogna aspettare le 9, per leggere un libro pure, per comprare i profilattici non se ne parla neanche, il distributore è in ferie.
Lynch avrebbe volentieri filamto questi 2 sessantenni che bevono thé accanto a noi, che ridono controllati e vestono informali. Sembrano 2 controllori dell’ataf ma forse è solo gente in pensione un po’ rassegnata.
Armati di buone intenzioni ci accingiamo a compiere il tour “a piedi tra palazzi e monumenti” proposto dalla Lonely planet ma per un motivo o per l’altro a neanche metà abbandoniamo e ci dedichiamo alla ricerca di un posto per la notte, alla Salvation Army è tutto full, idem per The metropolitan, in un momento di follia Sassoli entra al Plaza, c’è un’offerta speciale una notte a sole 12.000 corone…si va bèh ciao! Vorremmo andare alla guesthouse più economica di Reykjavik ma è troppo lontana allora ci fermiamo all’Alfholl: la guesthouse dei folletti e delle fate 9.000 corone … ok, è andata la camera è piccina ma carina, con gli gnomi sotto al letto che ci fanno la ninna nanna compresi nel prezzo.
Dopo l’ennesimo su e giù per le strade di Reykjavik abbiamo abbandonato le valigie e ora visita della città, visto che abbiamo scoperto che qui le banche e gli uffici di cambio al lunedì non lavorano…ecco perché stamattina erano tutti sbronzi!!!
Che si mangia? Sassoli vuole a tutti i costi la zuppa…e diamogli sta zuppa con del pane di segale molto interessante.
Finalmente saliamo ai 75 metri dell Hallgrinskjrkia, che panorama gente… tutti i tetti colorati, l’oceano e tanti alberi, ma chi aveva detto che in Islanda non c’erano alberi???!! Beh si sbaglia.
Una passeggiatina accostati all’oceano a contemplare l’infinita distesa blu.
Sassoli ha voglia di libertà quindi giro per negozi: cartoline, souvenir, guiness… entrambi alticci barcolliamo nelle strade fino a che il freddo non ci snebbi la testa.
Seduti su una panchina stiamo individuando chi è islandese e chi invece un turista… oh c’è chi può e chi non può!!
Altra cena per Sassoli altra zuppa, ne è un dipendente sfrenato, io invece toast islandese… prova superata per entrambi.
p.s. dimenticavo, una frase stasera ha sconvolto gli animi del buon Sassoli (mi dispiace non me la ricordo più) bhè quindi si tuffa in un internet point, fruga tra le sue e le mie email alla ricerca di Magnus… alla fine lo chiama ma il nostro amico è un confusionario non si ricorda neanche quello che ha mangiato a pranzo, figuriamoci una mail di 1 settimana fa. Insomma si accroda per trovarci domani alla 14 all’aeroporto, ma non è molto sicuro che lui ci sarà perché…to be continued, alla prossima puntata riuscirà il nostro eroe ad entrare in possesso della Suzuki Jimny? Seguiteci domani su onda Keflavik!
venerdì 14 settembre 2007
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