venerdì 14 settembre 2007

diario: 12 agosto

Reykjahlid km. 43733-Holl km. 44069

La missione sull’Askja è riuscita.
Dovrebbe essere una notizia da prima pagina del Reykjavik’s Time , anche perché in Islanda non succede niente da almeno 2 mesi, se togliamo quell’imbianchino di Vik che ha ridipinto col bianco le colonne di basalto della spiaggia, ed è stato inseguito fino ad Hofn e poi linciato dalla frangia ambientalista di Husavik.
Insomma l’impresa Askja è iniziata in tarda mattinata quasi per sbaglio, complice il suggestivo cartello stardale che ci ha dolcemente introdotto a penetrare questo mondo oscuro.
Dapprima monotone sabbie, poi montagne a strapiombo sulle rocce di lava, poi il nulla, il fumo che fuoriesce dalle grotte nere e infine il mondo dell’Askja, grandi dune nere che ora si riempiono di neve.
Sta iniziando la tormenta e basta un minuto per osservare rapiti la verde caldera che già si deve ripartire, con il k-way, il poncho, l’ombrello…eppure non bastano del tutto a placare la furia della neve.
Io sono quasi al capolinea, bagnato da capo a piedi, le mani rigide, l’uso della parola è parziale. La Callegaro, pur avendo ripetutamente imprecato in veneziano non ha riportato danni. Ripartiamo fermandoci a dormire ad Holl, una fattoria gestita da due teneri anziani.
In seguito scopriamo dai quadretti appesi in tinello che lui ancor baldo giovane l’ha ingravidata e quindi il matrimonio riparatore ha avuto la meglio. Lo stile rustico, i dettagli, la cura estrema di questa casetta di campagna ci lasciano un delizioso ricordo.Gozzovigliamo un po’ con una coppia di milanesi, simpatici compagni di fattoria; poi la notte calerà il sipario, dolce come non mai in questa alcova di fate e gnomi.

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